Si stima che nel mondo ogni circa 7 secondi una persona è colpita da ictus celebrale. L’ictus costituisce la seconda causa di morte in Italia, colpendo indipendentemente uomini e donne. Purtroppo, in molti casi genera conseguenze anche piuttosto gravi, tra cui demenza, invalidità e perdita di autosufficienza. Si manifesta in seguito ad una ostruzione o chiusura totale di un’arteria, che provoca una interruzione del flusso sanguigno al cervello e la relativa mancanza di ossigeno. E’ quindi di fondamentale importanza riconoscere subito i primi sintomi, in modo da intervenire tempestivamente e limitare i danni.
Cosa ci può far intuire che una persona stia avendo un ictus celebrale?
I sintomi più comuni sono un formicolio o una perdita improvvisa di forza a una parte laterale del corpo. In aggiunta, il soggetto fatica a parlare, ha una diminuzione della vista e dell’equilibrio, solitamente accompagnati da una forte emicrania. In questo caso, è bene chiamare immediatamente il 118. Se il trattamento anti-trombosi viene somministrato entro quattro ore dalla comparsa dell’ictus, si riducono i rischi di invalidità e mortalità.
Purtroppo, in alcuni casi, l’ictus celebrale porta disabilità, parziale o totale. L’impatto sulla qualità di vita del soggetto e sul carico assistenziale della famiglia è gravoso, specie se si decide di non ricorrere a strutture sanitarie assistenziali, magari per la giovane età del paziente o per liste di attesa eccessivamente lunghe.
Importanza della riabilitazione
Oltre all’immediatezza dell’intervento, anche la riabilitazione deve essere iniziata il prima possibile. I miglioramenti più importanti avvengono infatti nell’arco dei tre mesi successivi all’attacco. In Italia si stanno facendo notevoli progressi in questo settore. Sono state messe a punto tecniche riabilitative d’avanguardia, come ad esempio la terapia robotica. Questa permette al paziente di effettuare esercizi aiutato da dispositivi meccanici e trattamenti mirati di stimolazione delle aree celebrali. Decisamente promettente la terapia constraint-induced movement, che punta al potenziamento progressivo della parte sana del corpo e al mantenimento delle abilità residue di quello colpito dall’ictus. La riabilitazione deve essere sempre associata ad un monitoraggio completo da parte del neurologo e ad un sostegno farmacologico mirato, così da prevenire eventuali ricadute o recidive.