L’Alzheimer rappresenta una forma diffusa di demenza senile con una percentuale impattante tra le persone oltre i 65 anni. Tuttavia, può colpire anche i più giovani, con sintomi riscontrabili già intorno ai 50 anni. Questa malattia neurodegenerativa segue un percorso clinico progressivo, che varia da persona a persona.
Nel nostro articolo, esploreremo i sintomi iniziali dell’Alzheimer, fondamentali per individuare precocemente la patologia e fare in modo che i pazienti e le famiglie colpite possano ricevere il migliore supporto.
Cos’è l’Alzheimer?
L’Alzheimer è una malattia che colpisce un numero significativo di anziani, con una prevalenza che aumenta con l’età: circa il 5% delle persone sopra i 65 anni ne è affetto, mentre tra gli ultraottantenni questa percentuale sale al 25%. Esiste anche una forma meno comune chiamata Alzheimer precoce o giovanile, che può manifestarsi già tra i 30 e i 60 anni.
Questa patologia è caratterizzata da un processo neurodegenerativo che porta a un deterioramento irreversibile delle principali funzioni cognitive, tra cui memoria, attenzione, ragionamento e linguaggio: progressivamente, compromette l’autonomia e la capacità di svolgere le normali attività quotidiane.
L’Alzheimer può essere suddiviso in stadi distinti che descrivono il suo avanzamento nel tempo, da quello iniziale a quello finale, ciascuno con caratteristiche e sintomi specifici che riflettono il deterioramento graduale dell’indipendenza del paziente.
I sintomi iniziali dell’Alzheimer
Tra i primi segnali dell’Alzheimer ci sono la perdita di memoria, i disturbi del linguaggio, l’impoverimento lessicale, il disorientamento spazio-temporale, episodi di confusione, sbalzi repentini dell’umore e modifiche comportamentali.
Questi sintomi possono variare notevolmente da individuo a individuo, colpendo in modo impattante le capacità cognitive e il comportamento.
La perdita di memoria rappresenta uno dei segni più insidiosi e persistenti della malattia. Inizialmente, può essere lieve e poco evidente, ma col passare del tempo diventa sempre più pronunciata e irreversibile. È essenziale, quindi, essere attenti a questi segnali, poiché una diagnosi precoce può fare la differenza nel gestire e nel rallentare la progressione dell’Alzheimer, migliorando così la qualità della vita dei pazienti e dei loro familiari.
Le cause dell’Alzheimer
Le cause dell’Alzheimer non sono ancora state definite in modo specifico, ma sembra che la malattia sia legata a un’alterazione della sintesi e degradazione della proteina detta APP. Questa si accumula in placche amiloidee che si depositano nel cervello, generando una condizione neurotossica che porta alla morte neuronale progressiva.
I fattori di rischio per questa malattia includono condizioni simili a quelle cardiocircolatorie, come obesità, ipertensione, ipercolesterolemia, fumo, alcool e diabete di tipo 2. Inoltre, sembra che le donne siano più suscettibili allo sviluppo dell’Alzheimer rispetto agli uomini.
Come avviene la diagnosi dell’Alzheimer
Per emettere una diagnosi di Alzheimer, lo specialista sottopone il paziente a diversi esami. Questi consistono in uno screening iniziale, per escludere altre forme di demenza legate a patologie metaboliche o endocrine, oltre a una valutazione cognitiva estensiva per comprendere la gravità e il profilo dei disturbi cognitivi.
Inoltre, vengono utilizzati strumenti avanzati come la PET con fluorode-sossiglucosio (Tomografia a emissione di positroni) e la risonanza magnetica (RMN) ad alta definizione. Una procedura importante è la puntura lombare, che consente di misurare la presenza delle proteine TAU e Beta Amiloide nel liquido cerebrospinale. Questo consente e di verificare direttamente la presenza delle proteine responsabili della progressione della malattia.
Questi esami combinati aiutano lo specialista a formulare una diagnosi accurata di Alzheimer e a pianificare il trattamento e il supporto più adeguati al paziente.
Le fasi degenerative dell’Alzheimer
L’Alzheimer progredisce attraverso sette fasi, descritte dal sistema di Barry Reisberg, M.D., del Dementia Research Center della New York University School of Medicine. Vediamole insieme.
Fase 1 Funzionalità normale
Il paziente non mostra segnali di evidenti problemi alla memoria durante una visita medica.
Fase 2 Declino cognitivo molto lieve
Potrebbero esserci lievi vuoti di memoria, ma nessun sintomo di demenza è evidente per familiari o medici.
Fase 3 Declino cognitivo lieve
Inizia a essere evidente un declino nelle capacità cognitive, come difficoltà a trovare le parole giuste o a ricordare dettagli recenti.
Fase 4 Declino cognitivo moderato
Sintomi più chiari emergono, come difficoltà a ricordare eventi recenti e compiti complessi come la gestione delle finanze.
Fase 5 Declino cognitivo moderatamente grave
Le lacune nella memoria e nel pensiero diventano evidenti e la persona ha bisogno di assistenza per svolgere attività quotidiane.
Fase 6 Declino cognitivo grave
La memoria continua a peggiorare e si manifestano cambiamenti comportamentali significativi. L’assistenza è necessaria per la gestione personale.
Fase 7 Declino cognitivo molto grave
La capacità di comunicare e di controllare i movimenti si perde completamente. L’assistenza è essenziale per ogni aspetto della cura personale.
Queste fasi illustrano il deterioramento progressivo dell’Alzheimer, dal lieve declino cognitivo fino alla perdita totale delle funzioni motorie e alla totale assenza di autonomia.
Il percorso di cure per il morbo di Alzheimer
Attualmente non esistono terapie in grado di curare l’Alzheimer. I trattamenti, infatti, si concentrano su strategie preventive e conservative di tipo farmacologico.
I farmaci principali includono gli inibitori dell’acetilcolinesterasi, che possono migliorare i sintomi e rallentare la progressione della neurodegenerazione e la Memantina, che agisce sui recettori NMDA per ridurre l’eccitotossicità neuronale. Come supporto è sempre consigliabile assumere integratori alimentari del Gruppo B formulati per ridurre stanchezza e affaticamento.
Oltre ai trattamenti farmacologici, la terapia di supporto cognitivo come la ROT (Terapia di Orientamento alla Realtà) ha mostrato risposte positive. Questo approccio stimola e orienta il paziente attraverso stimoli visivi, verbali, musicali e scritti, facilitando una migliore comprensione della propria vita e dell’ambiente circostante. La ROT è condotta da psicologi e terapisti in ambienti formali o informali.
Saper riconoscere i sintomi iniziali dell’Alzheimer significa comprendere una malattia che non solo colpisce la memoria, ma anche la vita quotidiana delle persone e delle loro famiglie. Dalla diagnosi precoce, alle cure di supporto per arrivare alla gestione delle diverse fasi degenerative, ogni passo è cruciale per migliorare la qualità della vita dei pazienti.