Riconoscere i sintomi dell’infarto può salvare la vita
Infarto, attacco di cuore, ictus – ‘colpo’, in latino. Solo a parlarne ci spaventiamo e abbassiamo la voce perché sappiamo che le malattie cardiovascolari sono la prima causa di morte in Italia, come rileva l’ISTAT. L’infarto del miocardio, del cuore insomma. Riconoscere i sintomi della fase acuta può salvarci o salvare una vita.
Dolore, difficoltà a respirare, nausea, ansia: li riconosciamo?
Rammentarsi ogni tanto quali sono i sintomi di un infarto è utile e soprattutto non è così scontato. Li conosciamo tutti davvero? Sono una manciata, ma possono differenziarsi leggermente. Rivediamoli insieme.
Il sintomo più caratteristico dell’infarto è certamente il dolore, un dolore violento che può durare oltre 20 minuti.
Il dolore può presentarsi:
- limitatamente al torace
- alle spalle e alle braccia (più comunemente il sinistro),
- al collo,
- alla mandibola,
- al dorso
- ai denti.
Non sempre si tratta di un dolore acuto! Spesso il dolore che ci segnala un infarto assume la parvenza di una oppressione toracica che viene scambiata per mal di stomaco o indigestione. Ecco l’importanza di distinguerlo aiutandosi con altri segni concomitanti.
Anziani, donne e diabetici spesso non provano dolore in caso di infarto
Il dolore dovuto a infarto può essere trascurabile in alcune categorie e va quindi osservata tutta la sintomatologia – possibilmente anche nei giorni precedenti la fase acuta.
Attenzione quindi se provate o osservate sudorazione fredda, affanno improvviso, ma anche nausea, vomito e vertigini improvvise, come anche uno stato d’ansia o una improvvisa debolezza.
I sintomi dell’infarto sono dunque vari perché in molti modi la mancanza di sangue in una parte del cuore può danneggiare il torace e il resto del corpo.
L’infarto è infatti la morte di una parte del muscolo cardiaco –il cuore– a seguito di una prolungata mancanza (ischemia) di sangue per lo più dovuta alla formazione di un coagulo di sangue (trombo) che va ad ostruire una o più arterie coronarie. E «normalmente» ricordano le linee informative del Ministero della Salute «la trombosi si verifica su una placca aterosclerotica dovuta ad un accumulo di colesterolo e cellule, che si sviluppa lentamente all’interno di una coronaria e che può rompersi improvvisamente».
Fattori di rischio e prevenzione: non diamo nulla per scontato
È risaputo che in età giovane l’infarto colpisce gli uomini più delle donne. In età avanzata le donne sono colpite con maggiore frequenza, poiché non sono più protette dal benefico effetto degli estrogeni dell’età fertile. La malattia si manifesta inoltre in modo più grave (per esiti letali o conseguenze permanenti).
Età, familiarità, colesterolo alto, ipertensione arteriosa (>140/90mmHg), diabete mellito, sovrappeso e uso di droghe (cocaina amfetamine) sono i principali fattori di rischio dell’infarto cardiaco, ma alcuni possono essere arginati! E affiancati a dieta povera di sale e grassi, e una regolare attività aerobica, come ricorda lo stesso Ministero della Salute.
Non illudiamoci, dobbiamo davvero essere protagonisti della nostra salute contro l’infarto, aiutandoci con pochi accorgimenti che diventano prassi (come gli integratori che aiutano a ridurre il colesterolo) e buone pratiche per bruciare calorie in eccesso, ridurre il peso ed educare il respiro (come la camminata veloce, l’uso di stepper, pedaliere e cyclette)
Ricordiamoci l’infarto miocardico è gravissimo e va allertato immediatamente il soccorso medico per intervenire a liberare l’arteria entro poche ore.