L’epicondilite, comunemente nota come “gomito del tennista”, colpisce circa il 3 per cento della popolazione italiana ogni anno. Colpisce soprattutto coloro che hanno un’età compresa tra i 30 e i 50 anni. Questo influenza la qualità della vita e limita la capacità di svolgere attività quotidiane. Caratterizzata da dolore e infiammazione dei tendini localizzati nell’inserzione con l’articolazione del gomito, l’epicondilite può derivare da attività ripetitive che sollecitano i muscoli dell’avambraccio, ma anche da traumi diretti o sovraccarico cronico.
Nonostante la sua denominazione faccia pensare all’attività sportiva, il gomito del tennista non colpisce esclusivamente gli atleti e appassionati di sport con racchette. Anche chi si dedica a giardinaggio, lavori manuali, lavora molte ore alla tastiera e altre professioni che richiedono movimenti ripetitivi del polso e del braccio è a rischio di infiammazione.
Fortunatamente, esistono diversi approcci efficaci per trattare, gestire e curare l’epicondilite, che combinano la fisioterapia con esercizi specifici e l’impiego di un apposito tutore, come la Fascia per epicondilite, così da placare l’infiammazione non appena si manifesta.
Tutti i rimedi all’epicondilite
L’approccio al trattamento dell’epicondilite può variare a seconda della gravità e della durata dei sintomi, ma generalmente include una combinazione di terapie mediche e fisioterapiche. L’obiettivo per curare l’epicondilite è quello di ridurre l’infiammazione, alleviare il dolore e ripristinare la funzionalità normale del gomito.
L’applicazione di ghiaccio è una pratica domestica comune che può aiutare a placare l’infiammazione e il dolore. Si raccomanda di applicare il ghiaccio per 15-20 minuti ogni ora nelle prime fasi del dolore. Spesso, però, il ghiaccio non basta, e allora il miglior rimedio contro l’epicondilite è l’uso di FANS, come l’ibuprofene o il naprossene. Questi farmaci aiutano a ridurre il dolore e l’infiammazione, possono essere assunti per via orale o applicati localmente come gel o crema.
Concedere al braccio interessato un periodo di pausa è indispensabile, altrimenti si rischia di arrivare a uno stadio dove diventa imprescindibile l’intervento chirurgico. Nei casi più severi o persistenti, il medico può raccomandare iniezioni di cortisone con potenti antinfiammatori che forniscono un sollievo significativo dal dolore. Tuttavia, il loro uso è generalmente limitato a causa dei potenziali effetti collaterali a lungo termine.
Evitare o modificare le attività che aggravano il dolore è necessario per permettere ai tendini di guarire. Il riposo non significa necessariamente l’astensione totale da ogni attività, basta evitare movimenti che sollecitano l’epicondilo e utilizzare un tutore che possa diminuire la contrattura muscolare. L’importante è affiancare l’impiego del tutore a una serie di esercizi di potenziamento muscolare.
La riabilitazione con la fisioterapia è, infatti, necessaria per il recupero da epicondilite. Un fisioterapista può insegnare esercizi specifici per allungare e rafforzare i muscoli dell’avambraccio, oltre a tecniche di mobilizzazione articolare e massaggio dei tessuti molli che possono alleviare il dolore e favorire la guarigione. Le terapie fisiche possono anche includere l’uso di ultrasuoni, terapia con calore o freddo, e la stimolazione elettrica per ridurre l’infiammazione e promuovere la circolazione nel tessuto lesionato.
I tutori per l’epicondilite: la fascia
Tutti i trattamenti citati, se usati in combinazione, possono fornire un sollievo significativo al dolore e aiutare a ripristinare la funzionalità del gomito. Ovviamente, è fondamentale seguire le raccomandazioni di un medico o fisioterapista per assicurarsi che il trattamento sia appropriato e efficace per il caso specifico.
L’uso di tutori e supporti ortopedici è essenziale per curare l’epicondilite perché offre sollievo dal dolore e stabilizzazione durante le fasi acute dell’infiammazione oltre a prevenire ulteriori sollecitazioni durante le attività quotidiane.
Di solito si usa la fascia per epicondilite, tutore dotato di un cuscinetto compressivo posizionato in corrispondenza dell’epicondilo, la zona del gomito dove si inseriscono i tendini interessati dall’infiammazione. Questo dispositivo è progettato per esercitare una pressione mirata, alleviando lo stress sui tendini infiammati e fornendo un effetto antalgico, ovvero di riduzione del dolore.
Indossare la fascia durante le attività che sollecitano l’avambraccio può aiutare a distribuire meglio il carico di lavoro sui muscoli e tendini. Così si riduce l’irritazione e si facilita il processo di guarigione. È particolarmente utile per chi riprende gradualmente le proprie attività sportive o lavorative dopo un episodio acuto di epicondilite.
Quale fisioterapia per curare l’epicondilite
La fisioterapia per l’epicondilite si concentra sul rilassamento e sul rinforzo dei muscoli coinvolti, nonché sull’aumento della flessibilità e della resistenza. Gli esercizi terapeutici consigliati includono stretching, rinforzo muscolare e mobilizzazione articolare.
Nel caso dell’epicondilite, infatti, l’obiettivo della fisioterapia mira a ridurre l’infiammazione e il dolore muscolare, ma al tempo stesso si concentra anche sul migliorare la funzionalità dei muscoli per prevenire recidive. Gli esercizi di stretching sono utili per allungare i muscoli coinvolti e migliorare la flessibilità dell’articolazione del gomito. Mentre gli esercizi di rinforzo muscolare hanno come obiettivo quello di potenziare i muscoli dell’avambraccio e del braccio per stabilizzare l’articolazione del gomito e ridurre il rischio di lesioni.
La fisioterapia per l’epicondilite può includere anche altre tecniche di terapia manuale, come massaggi, mobilizzazioni articolari e manipolazioni osteopatiche, per favorire il recupero della corretta funzionalità muscolare ed articolare. È importante seguire attentamente le indicazioni del fisioterapista e eseguire gli esercizi in modo corretto e regolare per ottenere i migliori risultati nel trattamento dell’epicondilite.